…altro da sapere

S. Vero Milis  è un paesino con le case in mattoni crudi (i ladiri) e molte se ne vedono di abbandonate che lasciano  in vista le loro caratteristiche costruttive  proprie della casa Campidanese, mentre  a Milis le case sono in pietra, pur così vicini i due paesi si distinguono per un uso dei materiali  molto diverso.
Nel territorio di S. Vero Milis sono facilmente visibili le testimonianze dell’uomo neolitico (IV – III millennio a.C.) che ha lasciato le tracce di villaggi e necropoli a domus de janas, e del periodo nuragico (II – inizi I millennio a.C.), con numerosi nuraghi di cui il più grande è il nuraghe S’Urachi.

Anche Milis in età nuragica vide sul suo territorio la presenza di numerosi nuraghi che ancora oggi sono visibili nella campagna circostante.
La caratteristica di Milis per la coltivazione degli agrumi  risale ai monaci camaldolesi del vicino Bonacardo, che ne  iniziarono lo sfruttamento del territorio, ricco d’acqua, impiantandovi coltivazioni e in particolare un frutteto nell’attuale località di Ortus de is Paras e Milis fu conosciuta in tutta l’isola anche nei secoli successivi come luogo di produzione di agrumi, cereali e vernaccia dalle uve della valle del Tirso.

…lo sapevate che

In età fenicio-punica e romana il territorio del Campidano era intensamente occupato con fattorie destinate allo sfruttamento agricolo: quest’area era, infatti, destinata a granaio di Cartagine, prima e di Roma, poi. Ma altri punti di forza della zona erano lo sfruttamento delle risorse del sale di Sa salina manna (a Putzu Idu marina di  di S.Vero), prezioso per la conservazione dei cibi, e della pesca. Testimonianza dell’importanza economica della risorsa del sale è la torre, ancora oggi visibile, che era a guardia della salina.
A Capo Mannu, anch’essa località marina di S. Vero Milis,  era ubicato un porto legato a queste attività: il Coracodes portus.
Il territorio è ricco delle testimonianze degli eventi che hanno segnato questi luoghi. L’attività delle saline e più tardi quella delle tonnare si ritrova anche in documenti del medioevo.
Nel ‘500 anche la Sardegna era dominio spagnolo. Per creare una difesa dalle continue incursioni dal mare di turchi e barbareschi, vennero edificate lungo le coste, anche sanveresi, le torri di avvistamento che ancora oggi caratterizzano tutta l’isola.