…altro da sapere
La Chiesa della Madonna del Parto si trova al di fuori del borgo antico di Sutri, lungo la via Francigena, di cui era una delle ultime tappe prima dell’arrivo a Roma e fa parte di una delle aree archeologiche più importanti della Tuscia.
Si varca la soglia di questo incredibile antro buio rubato alla collina tufacea e celato dietro un anonimo portone accompagnati dal personale del Parco e si riconoscono i resti dei letti funebri di quella che era stata inizialmente una tomba etrusca a camera. Il secondo ambiente è un’aula semioscura, lunga e stretta, con tre navate divise da pilastri e si ha l’impressione di entrare in una chiesetta della prima età Cristiana se non fosse per la presenza di inquietanti memorie di sacrifici rituali di tori e di una “fossa sanguinis” al centro dell’aula, tracce di una trasformazione della tomba etrusca in Mitreo con echi di riti misterici del dio Sole Invitto.
Ma l’affresco al centro della parete dietro all’altare, che ha sostituito l’immagine della divinità pagana della religione persiana con la rassicurante e dolcissima rappresentazione della Natività (in cui però è presente il toro al posto del bue…), illumina questo luogo con bagliori di una sacralità gioiosa, difesa dal protettore della fede cristiana per eccellenza, San Michele Arcangelo, dipinto sulla volta e il cui volto, in rilievo, sembra volersi liberare dalla muratura.
…lo sapevate che
Alla città di Sutri è legata la figura del Paladino Orlando, il prode eroe medievale della Chanson de Roland (dell’anno 1100) nipote di Carlo Magno, morto a Roncisvalle in difesa della cristianità contro i Saraceni. La madre Berta, sorella di Carlo Magno, mentre si recava a Roma per chiedere la protezione dal Papa, partorì, secondo la tradizione locale, in una delle tante grotte di Sutri scavate nel tufo e utilizzate dagli Etruschi come sepolcri. La “Grotta di Orlando” – molto suggestiva – è segnalata e visibile lungo un sentiero che scende a destra dalla via Cassia poco prima del cartello d’ingresso di Sutri venendo da Roma.
La Villa Savorelli (già Altoviti, Muti Papazzurri, poi Staderini e ora di proprietà comunale) nel Novecento è stata luogo di soggiorno di numerosi intellettuali e artisti, spesso ospiti della famiglia Staderini. Si ricorda, tra gli altri, il grande pittore Giorgio De Chirico che, innamorato di questo luogo, curò personalmente la scelta del colore della facciata della villa e consigliò vivamente di usare un “color rosa mescolato alla cacca delle mucche di questi posti”.