…altro da sapere
La facciata della Concattedrale di Ruvo di Puglia è caratterizzata nella parte inferiore da tre portali, incorniciati da tre finti archi, opera di maestranze locali. Di grande pregio è il grande rosone, terminato in epoca rinascimentale, a dodici raggi, variamente lavorati e sovrapposti su una lamina metallica realizzata al traforo da una bottega locale del XVI secolo. Sopra il rosone, in una nicchia si trova la scultura del cosiddetto “sedente” identificato forse come Roberto II di Bassavilla e al culmine della facciata è la statuetta del Cristo Redentore. Il prospetto è adornato da un ricco repertorio scultoreo, posto sui cornicioni della facciata, la maggior parte di età angioina. Staccato dal corpo della Chiesa è il campanile con i suoi 37 metri di altezza, originariamente utilizzato come torre di difesa, poi come carcere, poi come campanile. Passeggiando nel borgo antico puoi ammirare ancora la Chiesa del Purgatorio e il rinascimentale palazzo Caputi, ricco di volte affrescate.
Il Museo Jatta, invece, all’interno dell’omonimo palazzo, nelle quattro stanze del piano terra, espone i reperti archeologici appartenuti per quasi due secoli alla famiglia Jatta, in gran parte provenienti dal territorio di Ruvo o da altri centri pugliesi, raccolti e recuperati, soprattutto negli anni tra il 1820 e il 1835 nel pieno fervore degli scavi di quel periodo. Purtroppo la fama di Ruvo e di queste numerose scoperte, di rilevanza eccezionale, attirò contemporaneamente nella città appassionati d’arte, studiosi di archeologia e curatori di musei italiani e stranieri, mossi dal desiderio di portare via il bell’oggetto, con la conseguenza che molti materiali furono smembrati dal loro contesto originario o venduti sul mercato antiquario. Si deve proprio alle personalità emergenti di Ruvo, tra cui senza dubbio Giulio Jatta e suo fratello Giovanni, intellettuali con una sensibilità artistica se si poterono conservare queste importanti testimonianze del passato.
L’edificio fu costruito a partire dal 1842 per iniziativa di Giulia Viesti, vedova di Giulio Jatta, e dopo la morte di lei, nel 1848, fu completato sotto la supervisione del figlio Giovanni Jatta junior e le sale del piano terra furono adibite ad ospitare e riunificare la collezione di famiglia, in un primo tempo suddivisa in due parti, l’una conservata presso la dimora di Giulio Jatta, a Ruvo, l’altra nella residenza napoletana di suo fratello Giovanni Jatta junior.
Una piccola curiosità… La collezione Jatta è l’unica tra le raccolte ottocentesche pugliesi ad essersi conservata nella sua integrità, se si eccettua il nucleo di monete antiche trafugato nel 1915. Sono conservati vasi a decorazione geometrica, antefisse architettoniche, statuette fittili, vasi a vernice nera, a figure rosse, apule, lucane, attiche. Nel 1991 la raccolta è stata acquistata dal Ministero per i Beni Culturali, dietro corrispettivo di nove miliardi, stabilito dalla famiglia quale parziale rimborso delle spese sostenute, in oltre un secolo, per il mantenimento del Museo.